ARAL SEA - 13/03/2014 - ANNALISA
Uno dei più grandi danni ambientali dell’uomo. Lo stravolgimento totale di un ecosistema e la conseguente distruzione di intere città. Fino al 1960, tra il Kazakistan e l’Uzbekistan, sorgeva il più grande lago del mondo. Ampio 68.000 km² e profondo fino a 42 metri, il lago salato prendeva il nome di Aral Sea. L’implacabile industria sovietica, in un momento di grande sviluppo, nel 1960, decise di deviare il corso dei fiumi Amu Dorya e Syr Darya che affluivano nel mare Aral per irrigare le terre deserte limitrofe. In questo periodo, l’Uzbekistan ,era il primo esportatore al mondo di cotone e il programma di irrigazione faceva parte del piano “white gold”, il piano di irrigazione dei Sovietici. Il progressivo prosciugamento del mare Aral ha comportato, non solo la scomparsa delle numerose città che sorgevano sulle sue sponde e che vivevano della pesca, ma anche la comparsa di malattie e gravi danni alla salute. Immaginate un ecosistema completamente stravolto e la presenza di sostanze tossiche lasciate dai sovietici nelle manovre di prosciugamento e irrigazione. Il danno ambientale più grande fatto dall’uomo e del quale pochissimi conoscono la storia. Per i propri scopi economici, i Sovietici, hanno distrutto un ecosistema, affamato migliaia di persone e tutto questo nella consapevolezza di quello che poteva accadere. Le reazioni alla predizione e alla successiva scomparsa del mare sono state diverse, tra chi diceva che il mare Aral fosse un errore della natura e chi sosteneva che comunque prima o poi sarebbe evaporato. L’Aral Sea è diventato il 10% di quello che era originariamente e il costante disseccamento ha portato alla creazione di due piccoli mari: il North Aral Sea e South Aral Sea. Portata alla luce la catastrofe ci si è messi in moto per cercare di riportare in vita il grande Aral Sea. L’associazione ASAB (Aral Sea Basin Program) ha avviato una programma diviso in quattro fasi per far si che l’Aral Sea possa sopravvivere. Stabilizzare l’ambiente dell’Aral Sea, riabilitare l’area circostante al disastro, perfezionare l’amministrazione delle acque dell’Aral Sea e creare istituzioni capaci di sostenere e favorire il programma di ricostituzione del mare Aral. Potrà un giorno il mare Aral tornare? I cittadini di Aral lo sognano ancora e non hanno perso tutte le speranze. 

Annalisa Pellegrino
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