PAPA FRANCESCO: LA SCOMUNICA CONTRO LA CRIMINALITà - 26/06/2014 - ANNALISA
Parroci e sacerdoti che abusano dei loro poteri protetti dalla malavita, stragi e omicidi che si compiono sotto la benedizione del Signore e i boss dei piccoli e grandi clan che non si fanno mancare la canonica domenica parrocchiale. Papa Francesco, pochi giorni fa, in Calabria, ha scomunicato gli appartenenti alla ‘ndrangheta, decretando questo come un gruppo di persone che “adorano il male e disprezzano il bene”. Il gesto di Papa Francesco sicuramente non ha la stessa forza isolante di un tempo ma rappresenta la speranza di distacco tra la criminalità organizzata e il consenso sociale. Il mezzo della scomunica per anni è stato usato dalla chiesa in modo più politico che religioso, punendo i partiti politici contrari ai principi della Chiesa e limitando le libertà di pensiero di chi non aveva le stesse vedute di questa. La chiesa ha sempre protetto i propri interessi, favoreggiato i membri della comunità religiosa e scesa a patti con chiunque gli avesse fatto comodo. E’ forse l’ atto di Papa Francesco davvero diretto ad una depurazione interna ed esterna della Chiesa, dove si possa credere in una comunità cattolica priva di appoggi o interventi esterni? E soprattutto è giusto usare l’arma della scomunica contro criminali di questo genere? Nel 2013 infatti, il “moderno” Papa Francesco ha scomunicato un sacerdote australiano, Greg Reynalds, per le sue scelte liberali, come il riconoscimento sacramentale delle coppie gay e la promozione sacerdotale delle donne. Il sacerdote australiano non si è macchiato di nessun delitto, ha cercato solo di portare progresso e attualità nella sua comunità ed è stato punito alla stregua di un assassino mafioso e criminale. Notoriamente i “mafiosi” sono cristiani, cattolici e praticanti e nelle tasche, accanto alla pistola,portano sempre immagini di Santi e Madonne. Un po’ come nel film Educazione Siberiana, di Salvadores, dove i siberiani portano croci ed effigi sacre insieme ai coltelli tramandati di generazione in generazione e seguono il motto “ rispettare tutte le creature viventi ad eccezione della polizia, degli usurai e dei banchieri, a queste persone è possibile rubare”. I mafiosi sono come i siberiani, hanno una propria religione e un proprio Dio, cattivo, dalla loro parte e che benedice in loro atti. Oppure la verità è che i mafiosi non sono né buoni né cristiani, seguono il cattolicesimo a modo loro e posso essere considerati più che altro come dei grandi superstiziosi. Forse il mezzo ella scomunica ha avuto nel tempo vari usi e applicazioni, forse i criminali resteranno indifferenti alla punizione ricevuta, ma una cosa è certa, se la Chiesa continuasse ad aprire le porte ai criminali ed ad avere persistenti rapporti con la malavita, ci sarà sempre più difficoltà nel distinguere il bene dal male.

Annalisa Pellegrino
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